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X.
D’amore vene ad om tutto piacere,
da gelosia ispiacer grave e pesanza:
d’amore è l’om cortese a suo podere,
da gelosia villan con mal’usanza:
d’amore è ch’om si fa largo tenere,
da gelosia iscarso d’iguaglianza:
d’amore è l’omo ardito e sa valere.
da gelosia codardo esser n’avanza:
d’amor ven tutto ben comunemente
quanto se n’può pensare od anche dire,
perch’io amo di lui esser servente:
da gelosia ven poi similemente
male e dolore, affanno con martire,
perch’io l’odio a podere e m’è spiacente.
XI.
Avegna che d’amore aggia sentito,
alcuna volta nel merzè chiamare,
cosa gravosa e soverchio pensare,
non or me n’ blasmo d’averl’ubidito:
chè si perfettamente il m’à merito 1
di vita dolce nel pietà trovare,
che ora laudo lo bon aspettare,
e la speranza donde son nodrito.
Essendo ardito di donar consiglio
a tutti amanti che sono ’n disio
che non lor gravi lo dolce soffrire:
c’amor, più ch’om non puote lui servire
in tutto tempo — e questo ò provat’io —
rende ’n un giorno: perch’a lui m’appiglio.
- ↑ Prov. e francese: merir.