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VIII.


Ai! buona fede, a me forte nemica!
     Neente non mi val ch'i voglia avere
     tua compagnia, che tuttor a podere
     mi struggi col penser che mi notrica,

sì che rimaso son quasi nemica,
     essendo umile e con merzè cherere,
     in quella via che tu mi fai tenere,
     fede, ispietata mia guerriera antica.

Chè guerra posso ben la tua chiamare
     poi che m'offendi essendoti fedele
     nè non mi lasci aver punto di bene:

che l'om di buona fé ci vive in pene,
     e vedesi donar tosco per mele,
     né più non à da te che lo sperare.


IX.


Omo non fu ch'amasse lealmente
     in esto mondo mai senza dolore;
     né che ci dimorasse con dolzore
     un'ora, che non fosse un dì dolente.

Chè par ch'amore vigiti sovente
     di cotal guisa il suo fin amadore,
     e che ciascuna donna, ch'ave amore,
     cagioni il suo amante ispessamente.

Perch'io non maraviglio, donna mia,
     se vi piace di porre a me cagione;
     che amo tanto vostra segnoria;

né già non partirò, ch'i' non vi sia
     leale ed ubidente onne stagione,
     merzè cherendo a vostra cortesia.