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tina del 1527 e ne è una copia: la seconda è in relazione quasi totale con i discendenti di Ca meno correzioni parziali, che non si devon ritenere che frutto degli studi comparativi del suo colto compilatore, il Cittadini: ricostruendo quindi con l’appoggio di Cb la Giuntina nelle sue origini, si trova che essa per le ballate dipende da una fonte simile ad Lc e a questi gruppi secondari a Ca s’unisce pure in molti dei sonetti; ma per il gruppo dei primi sette sonetti sta con le tradizioni di M’a, M’b. Della questione Bartoliniana i risultati mi sono comunicati dalla cortesia squisita del prof. Michele Barbi1 che ne fece uno studio profondo. Egli potè provare che UBb ed i simili a lui non sono copie complete della raccolta Bartoliniana di rime antiche e che il ms. Bartolini, il codice Rezzi ed il cod. Alessandri sono uno stesso codice oggi smarrito2. Da la raccolta Bartolini deriva per la massima parte anche il cod. Ash. 479, che nulla contiene di Guido, e da questo, ed in parte direttamente dal Bartoliniano, quasi tutte le aggiunte che il Borghini aveva fatto ad un esemplare dell’edizione Giuntina, esemplare smarrito da cui perù derivarono l’Ash. 763 ed Ra. Per noi quindi non avrebbe valore critico che quel primo codice smarrito, il quale non contiene una sola delle rime stampate nella prima Giuntina e serba traccia di uno spirito critico, che sceglie fra le rime inedite quelle sole che sono confermate da l’autorità di codici primari. Sappiamo per testimonianza del Fiacchi (Scelta di rime antiche) che il codice Alessandri conteneva venticinque componimenti di Guido, tra cui quel sonetto

che non è dato che da Va ed UBa. Se noi però uniamo insieme i componimenti di Ra e Ubb, discendenti parziali, non ne abbiamo che un numero di venti. Si sa che il Bembo3 conobbe i due codici Va e Ca che si completano a vicenda ed a completare il numero, secondo l’unione di questi due codici, mancano cinque sonetti ed una ballata. La ballata fu esclusa perchè di attribuzione incerta: sarebbero quindi quei cinque sonetti il completamento del codice Alessandri. Io non getto con ciò che una ipotesi, non avendo bastanti ragioni critiche per affermarlo definitivamente4. Restano quindi per le varie rime manoscritti di autorità primaria: Mart, Ca, Va, Cap¹, Ms, Li, Re, Pe, Pf.

  1. Vedi l’opera recentemente pubblicata in proposito: I codici Bartoliniani — Bologna - Zanichelli.
  2. Oggi da poco scoperto. Vedi: A. F. Massera - «Di un importante ms. di rime antiche volgari» - Rivista delle Biblioteche e degli Archivi, XI, 4-6.
  3. Cian: op. cit.
  4. Tutta questa questione è risoluta da la scoperta del Massera. — Pur troppo sono nella impossibilità di esaminare questo nuovo codice, alla vigilia della publicazione di questa mia opera, perchè condannato dal Ministero dell’Istruzione gratuitamente all’esilio da ogni centro di studi e di erudizione. Sono però convinto che questo codice non deve avere per le rime di Guido importanza originale. Ad ogni modo sarò pronto a publicare un supplemento a questa mia opera quando lo trovi necessario per la retta lezione delle rime. (Lovere - Febbraio, 1902).