Pagina:Rime (Cavalcanti).djvu/43


— 29 —

Compagni1 al Boccaccio2, al Sacchetti3, a Filippo Villani4. Indi egli insiste nuovamente nello stesso concetto delle altrui accuse e della sua giustificazione (son. XXXIV) ed afferma essere la sua pena un vero dolore amoroso:

ed or mi veggio senza colpa dare
villan commiato a mi’ gran disinore.

Anche la speranza, anche la buona fede che gli conservava lo sperare l’ha abbandonato: la tristezza della vita lo incalza e lo affatica ed egli detta il sonetto doloroso:

Morte gentil, remedio de’ cattivi....

che darebbe prova che l’invocazione mistica a la morte aveva origine nella tristezza stessa della vita di quel tempo, la quale dava ad ogni istante la sua crudele smentita a le pure teoriche della filosofia.

Ma l’amante tanto doloroso aspetta ancòra di ritornare «di gioi’ nel palagio» (son. XXXVII) e non troverà pace ove non torni all’antica potenza; intanto il desiderio insodisfatto lo strugge (son. XXXVIII). — Nulla è più doloroso che l’aspettare: meglio la tempesta del mare e la paura dei boschi: di lì l’uomo ha speranza di uscir presto: ma chi attende invece «morendo sbadiglia» (son. XXXIX). — Allora un vecchio l’ammonisce di abbandonare amore per non perdervi cuore ed avere; ma (son. XLI), come uomo che ha la testa

  1. . . . solitario e sdegnoso... - Luogo cit.
  2. Il quale lo descrive fuggente da la sua casa in Orto S. Michele per il cimitero di San Giovanni e scrive anche: «Guido alcuna volta speculando molto astratto da gli uomini diveniva» (Decam. VII, 9). - «E per ciò che egli alquanto teneva della opinione degli epicurei si diceva tra la gente volgare che queste sue speculazioni eran solo in cercare se trovar si potesse che Iddio non fosse» (Decam. VI, 9).
  3. Novella LXVIII.
  4. Da questo atteggiamento e da le parole del Boccaccio venne a Guido l’accusa infondata di ateismo e la conseguente spiegazione del disdegno nel X dell’Inferno. Vedi su tale argomento: D’Ovidio: Saggi critici - Napoli - Marano, 1878, pp. 312-329 — N. Tommaseo: Lettera al Direttore del «Propugnatore», Anno III, disp. 5-6, pp. 486-490 — D. Comparetti: Vergilio nel Medio Evo - Vigo - 1872, I, 276 — N. Arnone: Le rime di G. C. - Sansoni - Firenze — G. Scartazzini: Commento a la D. C. - Lipsia, 1874 — T. Casini: Commento a la D. C. — G. Finzi: Saggi danteschi - Torino - Loescher, 1888, pp. 60-92 — P. Ercole, op. cit. — Gaspary: St. della lett. - Torino - Loescher, 1887 — D’Ancona: N. Ant., 1º set. 1888 — F. Torraca: N. A., 1º dic. 1888 — D. Mantovani: Propugnatore - N. Serie - genn.-febb. 1888 — G. A. Venturi in Rassegna emiliana di Storia, Letteratura ed Arte, fasc. luglio 1888 — A. Bartolini: Studi Danteschi - Siena, 1889 — A. D’Ancona: Beatrice - Pisa - Nastri, 1889 — Isid. del Lungo: Dal secolo e dal poema di Dante - Bologna - Zanichelli, 1898. — Io non credo sia argomento fondato: se Filippo Villani scrisse - «... si opinionis patris Epicurum secuti parum modicum annuisset, homo fuisset omni dignus laude» (De florent. illust. viris, pag. 61, ed. fiorent. 1826) - egli pure scrisse, come molti altri, dicendo cose onorevoli di Guido. Escludo anche quindi l’opinione dell’Ercole che vorrebbe rigettare questi sonetti come troppo tendenti a religione.