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quelli riguardanti l’amore illegittimo e sensuale e con l’aggiunta di uno: «Sii ardito» e due sostituzioni: «Non amar donna altrui: osserva religione». Il ricordo di Andrea Cappellano richiama a la mente il mottetto di Guido:

ed Andrea co’ l’arco in mano
co’ gli strali e co’ moschetti...

che ci prova essere stato quel libro amoroso noto al nostro poeta.

Nei sonetti XVI e XVII il trattatista dimentica di essere tale e, poichè è anche amoroso, invia due sonetti, il primo sconfortato, gioioso il secondo, a la sua donna che, pria divenuta pallida, aveva riacquistato il suo lieto colore1. Il movimento dramatico così comincia. La donna risponde (son. XVIII) e questa mossa dramatica non è certo contraria a la maniera poetica del Cavalcanti, il quale dava pure facilmente simili movimenti a le sue ballate. Vari esempi anche dianzi si erano avuti di tal genere: Guittone aveva in una serie di sonetti raccontato una sua storia d’amore inframettendovi le tenzoni; ma qui si ha un progresso d’arte, qui il contrasto è ben lontano da la rozza sensualità dei contrasti primitivi, è squisitamente psicologico e ben differente tanto dal contrasto feroce di fra Guittone, quanto da i contrasti artificiosi di Chiaro Davanzati. Il poeta non grida, non si lagna (son. XIX), quasi ragiona a la sua donna e, per l’opinione avversa di un frate (son. XX), fa che la donna chiami l’amore: «mala via di vanitate2». Ma la donna è incerta e quasi proclive a l’amore ed egli ribatte per convincerla (son. XXI). Indi s’adira e la donna sconfortata (son. XXII) prega e si scusa (son. XXIII): mentre per il disaccordo da ciò avvenuto, l’amante si rivolge ad altra donna (son. XXIV-XXV), perchè metta i suoi buoni uffici presso di lei per ottenere la pace. Tutto ciò ha una espressione calda di verità e mostra pregi ben superiori a quelli delle solite tenzoni convenzionali.

Sonetto XXVII.

Vi si può osservare la forma mirabile, con cui il ragionamento è espresso poeticamente:

chè chi ha colpa de’ tutte fiate,
secondo la ragion, pena portare
di ciò che indi nasce.....

  1. Non so quanto sicura sia qui l’osservazione del Salvadori che la pulzelletta di questo sonetto non può essere Giovanna, perchè ella doveva esser pallida:

                             Non è la sua beltate conosciuta
                             da gente vile, che lo suo colore
                             chiama intelletto di troppo valore.

    Anche a me dà l’impressione vaga che non si tratti di Giovanna: ma non per una ragione così sofistica. Per le osservazioni dell’Ercole rispose già il Salvadori.

  2. Perde quindi ogni valore l’argomento dell’Ercole che escludeva che il Cavalcanti potesse chiamare l’amore con questo nome.