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non ne usò il Cavalcanti nei sonetti riconosciuti per suoi, ne usò invece, a differenza degli altri, nelle ballate e nelle canzoni e senza economia1.
Sonetto V.
Da le testimonianze di tutti i biografi Guido è rappresentato come uomo inquieto, insofferente di indugi e ciò appare anche da le azioni tutte della sua vita. Si cfr.:
ma tutta volta ci è men tormentato |
Sonetto VI.
ma tegno amor che val sovr’ogne cosa |
il quale equilibrio amoroso di uomo sereno e forte, male interpetrato dai contemporanei dialettici e freddi, forse ha qualche relazione con l’accusa lanciata da l’Orlandi al Cavalcanti:
Io per lung’uso disusai lo primo |
e faceva sì ch’egli cantasse a quando anche i suoi desideri meno puri e più umani come nella ballata:
In un boschetto trovai pasturella.
- ↑ Esempi: Canzone:
Donna mi prega perch’io voglio dire
d’un accidente ch’è sovente fero
ed è si altero. . . . . . . .Ballate:
— . . . . . . gaiamente cantando
vostro fin pregio mando a la verdura . . . . .
— Se m’à del tutto obliato mercede
già però fede il cor non abbandona;
anzi ragiona di servire a grato
al dispietato core.
— In un boschetto trovai pasturella
più che la stella bella al mi’ pareretutti con metri stabiliti; e come esempi vaghi:
Gli occhi di quella gentil foresetta
hanno distretta sì la mente mia . . . . .
. . . . . che per virtute di nova pietate
non disdegnate la mia pena udire.