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completamente o rivela fonti affini, pure parallele a Ca. Ricordano il testo del Bembo o Brevio tanto Ra, di cui è parallelo Ashb. 763, quanto Bart, il quale ha la rubrica - dal testo del Brevio, che non è data da Ra. Basti precisare al nostro scopo che ambedue questi codici sono sempre in relazione con i gruppi discendenti da Ca, perchè questa ballata è contenuta da Ra in quella sua parte comune con Bart, che è sempre in relazione con Ca; e Bart1, appare sempre corretto su Ca da lezioni parallele al gruppo di Lc e simili: il chè avviene anche in questa ballata. Resta quindi autorità originaria Ca con il dubbio della sua rubrica doppia. L’Ercole lanciò l’ipotesi che il menante di Ca trovandosi dinanzi a rime di Jacopo fra le rime di Guido le ommettesse stimandole indegne: perchè allora le avrebbe trascritte in altro luogo del codice2? Esaminiamo invece queste rime del fratello di Guido e cerchiamo se vi sia relazione alcuna in esse con questa ballata3. Una relazione di rime è con il sonetto che sta a f.º 84b;

Ballata:


cagla, battagla, tagla, vaghi, scagla, sagla,

Sonetto:


valgla, chalgla, talgla

e ciò non è senza importanza, specialmente trattandosi di poeta non sovrano, al quale dovevano con ogni probabilità ricorrere a la mente le stesse rime con perennità monotona. Si noti ancora:

Ballata:

Tu vedi ben che l’aspra conditione
ne i colpi di colei ch’à in odio vita
mi stringe in parte ov’umiltà si spone.



  1. La ballata si trovava anche nel Pucciano ricordato dal Fiacchi nella libreria Ashburnam - Libri 479 (Vedi: Casini - Giorn. Stor. vol. III, pag. 161-91) - L’Ashburnam 479 è pure un discendente di Bart.
  2. Fogli 84.b 85.a
  3. Tale la lezione di Bart, fatta su gruppi simili ad Lc corretto su Ca.

         Sol per pietà ti prego giovinezzaa
         che la dichiesta di merzè ti caglia
         poi che la morte ha mosso la battaglia.
         Questa dischiesta anima mia si truova
         sì sbigottita per lo spirto tortol’esperto
         che tu non curi anzi sei fatta pruova
         aet monstri bene sconoscenza scorto,
         sieTu sei nimico ond’hor prego colui
         ch’ogni durezza muove, vince et taglia
         che anzi la fin mia monstri che vaglia:
         tu vedi ben che l’aspra conditione
         ne i colpi di colei c’ha in odio vita
         mi stringe in parte, ov’humiltà si spone,
         si che veggendo l’anima ch’è in vitacon vita
         di dolenti sospir dicendo voltadi dolorosi spiriti dicendo
         ch’io veggio ben’com’il valor si scagliavolta ch’io veggio che ’l
         dhe prendine mercè sì ch’in te saglia.prendati