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specie nella vicenda delle considerazioni metodiche e studiose e della narrazione reale, ancor incerta, dei veri fenomeni psicologici. Messosi a l'opera con l'intento di trattare obbiettivamente la questione d' amore, il giovane poeta a quando si lascia trascinare a le espressioni del suo vero stato amoroso, insinua la passione soggettiva nella discussione obbiettiva, anima di un certo movimento dramatico il freddo andamento didascalico. Da prima è l'osservazione del suo sentimento amoroso ed il canto dell' anima amorosa: poi a poco a poco si fa sentire la nota triste della delusione, che fa più acuto il desiderio: sì che il primo trattato, movendo da la discussione teorica per la felicità d'amore a lo stato tragico del dolore amoroso, rappresenta quasi il sunto di quella che sarà l' intera vita poetica di Guido Cavalcanti. Studioso dei libri d' amore egli aveva acquistato già fama di sapiente ed egli solo sa interpetrare nel giusto valore il primo sogno di Dante: più anziano di questi egli è il vero iniziatore di quella grande età poetica che Dante trasse al sommo della perfezione, è il padre dello stil nuovo, come Dante ne è il dominatore e l' artefice perfetto. Mentre Dante sposava nella sua scienza le dottrine amorose e le dottrine ascetiche, Guido si tenne a le prime soltanto, forse per la tradizione ereditaria del padre epicureo, forse per quel « disdegno » che Dante attesta presso l' arca di Farinata, e pieno egli era di questa saggezza amorosa quando una donna lo tolse ad ogni sapienza fredda, saettandogli da gli occhi belli nell'anima l'amore con tutte le sue ansie e le sue speranze. Egli fu illora a volte poeta scolastico, a volte poeta altissimo e veritiero.

Quella donna ben raccoglieva in sé tutte le bellezze più alte, tutta la leggiadria che suole essere diffusa per tutta la natura nel tempo più fiorito e più ridente ! E la dissero: primavera. Fu da prima in Guido uno stupore per la tanta bellezza ed una ricerca di ogni paragone più lieto per esprimere la letizia di quel viso chiaro. Poi, quando l'amore a poco a poco ingagliardiva nell' anima, fu un seguito perenne di visioni ultraumane, un apparire a gli occhi estatici di stelle e di pietose figure muliebri, pioventi quasi dal cielo, materiate d' aria e viventi nell' aria, donde sorridevano pallide consolatrici a l' anima travagliata ch' era cosa tutta di amore. In questa ancor giovine età, che si distingue per l' amore di Giovanna, la realtà è avvolta nella forma poetica sempre con veli sottili ed insustanziali: più tardi verrà a dominare nell' arte di Guido un verismo o tragico o satirico o sensuale.

Caduto l'amore di Giovanna, altri amori dovettero tenere l'anima del poeta: più notevole fra gli altri quello della Mandetta di Tolosa, che pare risvegliasse nella mente del pellegrino di S. Iacopo l' imagine della donna maggiormente amata. Eccessivo quasi sempre in ogni suo sentimento, egli forse eccedette anche nell'amore, onde le punture dei poeti su la sua natura erotica: cui egli rispondeva con quel tono tutto suo di superiorità sprezzante, di chi getta un dardo a nemico indegno e se ne volge sdegnoso. Come amara faceva intanto la sua poesia la triste vita decorrente ! Allora nella maggior parte egli trasse da l' anima le ballate, l' espressione più pura e più intera della sua facoltà poetica. Con esse scherzò e pianse, schernì e si dolse: più che tutto cantò la intimità dolorosa del suo sentimento, che si racchiudeva in sé stesso, sfuggendo al contatto di gente a lui poco grata e che gli pareva forse molto da meno di lui. Il popolo grasso intanto trionfava in Firenze a danno dei grandi, costretti a curvare le fronti sdegnose che,