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XLVIII.
Un poco esser mi pare isviatetto
in verità e di ragion partito,
e veggiomene ben mostrare a dito
4alcuna volta, e sì m'è anche detto.
Ma chi me ne riprende co' lui metto,
che se vedrà il viso colorito
ch'i' spesso veggio, che ne fia schernito:
8sì non sarà sacciente fancelletto.
Ma tuttavia i' vorrei ben potere
da ciò partire e non punto pensarvi,
11che ben conosco mi sarebbe onore:
ma chi è quei che può far contr'amore ?
Mai non udi' medicina trovarvi,
14ned io non son per gir contr'a podere.
XLIX.
Como ch'amor mi meni tuttavolta
i' sono issuto e son di sua masnada,
nè altra vita tener non m'agrada,
4ben ched e' m'aggia la speranza tolta.
Chè quand'om è acconcio in fede molta
non leggiermente su' voler digrada;
ma si pena seguir tutta fiada
8com'io fo, lasso, ch'ò 'n ciò fede istolta.
Nè già però non lascio mia follia,
chè sì fermato sono in ciò per uso
11che sagiamente parmi dimenare; 1
nè 'nganno chi conosca non mi pare
altro che dritto, onde però mi scuso,
14che in seguendo amor fo cortesia.
- ↑ Esprimere - prov. : demenar - ant. franc. : demener.