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Alla Illustriss. & Eccellentiss. Sig.ra
D. COSTANZA SFORZA
Buoncompagni, Duchessa di Sora, &c.
SONETTO LXIX.
Di voi gran Donna è fatta, al cui sereno
Lieto si specchia, e riconosce à pieno
Sue meraviglie eterne ogni Pianeta.
La pudica Honestà sue voglie acqueta
Entro quel casto alabastrino seno;
Quivi Amor pone à se medesmo il freno,
E ciò, ch’à voi non piace egli à se vieta;
Ond’altri impara a riverirvi prima
(O meraviglia) che per fama noto
Di vostr’alte virtù gli sia ’l valore.
Chi vi conosce poi qual Dea vi stima;
E mossa tutta da pensier devoto
Costanza Sforza ad adorarvi il core.
SONETTO LXX.
Il cantar nostro, hoggi più dolci, e scorte
Rime tessete, e con maniere accorte
Hoggi v’alzate à gloriosa fama.
Veggia ne’ versi miei quanto il cor l’ama,
Oda ne’ versi miei l’aspra mia sorte
Nel seguir questa dilettosa morte,
Questa doglia, ch’Amore il Mondo chiama.
Ha- |