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Altera questa trà più vaghi fiori
L’impero tien, benche l’origin prenda
Da le spine, onde l’ostro à noi discopre.
Sì tù l’impero hai de’ leggiadri cori,
Ancor che da le spine in tè discenda
Il nome, cui silenzio unquà non copre.
MADR. XXVI.
Febo sovra la terra, e tù ben mio
Mentre, ch’io leggo quelle note, ch’io
Per tè dolce vergài
Tù con la man di neve
Schermirmi tenti da’ cocenti rài?
Nò nò. struggan me pria, ch’assai men greve
Mi fia giunger per morte a l’hore estreme;
Ma se la bella man l’ardor non teme,
Stendila prego sul mio petto un poco,
Sì ch’io ne tempri l’amoroso foco.
MAD. XXVII.
Ben mi porgeste voi
In premio del mio lungo aspro tormento;
Ma fù poco pietosa
Vostra pietà, se via fuggiste poi
Qual nube, che s’affretta innanzi al vento.
Sarà lieve contento
Dunque giusta mercè d’alto languire?
Nò, che breve gioir non è gioire.
Scherzo |