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All’Illustrissimo Sign.
PAOLO AGOSTINO SPINOLA.
SONETTO LXVI.
La sposa di Titon gigli, e viole
Sparge; ne scopre, che sereno il Sole
Trarrà dal Gange un luminoso giorno.
Così se di virtù bel raggio adorno
Avvien, che ’n verde età l’alme console,
D’alta gloria messaggio ei dir ne suole
Trà più degni havrà questi un dì soggiorno.
Hor godi tù, che del tuo Sole stesso
Fatto Spinola se’ gioconda Aurora,
Onde t’aspetta de le Muse il Choro.
Di nobil cetra la tua destra honora
Febo, e già spunta in riva al gran Permesso
Per adornarti il crin vergine Alloro.
Al medesimo.
SONETTO LXVII.
Un’Alma così bella, e gloriosa
Il nome? un’Alma in cui spiega pomposa
Virtù l’alte sue doti, e pellegrine?
Ma da l’incolto, e dal pungente crine
Trahe de la siepe ancor lieta la rosa
La sua porpora vaga, ed amorosa,
E sparge con l’odor grazie divine.
E 3 Altera |