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Quì de le Stelle fisse, e de l’erranti
Si discopre il valor, beata schiera.
Ahi folle è ben chiunque amando spera
Trar da più chiare Fonti allegri pianti.
D’ogn’alma foco, e d’ogni cor catena
Son que’ begli occhi, e quegli aurei capelli
Ov’Amor, e le Grazie han posto il nido.
Non prenda più quest’amoroso lido
Il nome suo da la vicina arena;
Ma da gli Angeli homai per voi s’appelli.
All’Illustriss. & Reverendiss. Sig.
CARDINAL S∙GIORGIO
CINTHIO ALDOBRANDINI.
SONETTO LXI.
Ch’adornan di splendor quel seggio eterno;
Mà tra quei lumi ancor che tanti, e tali
Sfavillar solo un vago Sol discerno.
Così qualhor à le terrene, e frali
Cose intenta rivolgo il guardo interno;
Fiammeggiar sol’ un Cinthio trà mortali
Veggio, onde n’ha già scorno il Sol superno.
Lucido è sempre à noi, sempre secondo;
Nè chiarezza maggiore al caldo, al gielo
Di quella habbiam, ch’ei vaga à noi disserra.
Ma, ch’ei sia tale è meraviglia al Mondo?
Se non sostien’ altro, che un Sol il Cielo
Dè sostener altro, che un Sol la Terra?
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