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Ed ella, ahi falso hor vivo ti vegg’io;
     Nè m’ami (ohime) nè del mio duol ti duole.
     Son questi i giuramenti, e le parole
     Onde ingrato allettasti il mio desio?
Più del Sol non risplenda il chiaro lume,
     Maggio di vaghi fior più non s’adorni,
     Che vivo è Tirsi, e Fillide non cura.
Sì rimembrando gli amorosi scorni
     L’afflitta Ninfa di morir procura
     Distillando per gli occhi un caldo Fiume.


MAD. XXIIII.


V
Ide Lesbin Nisida sua fugace

Armar di strali un die
     La delicata mano;
     E disse alhor, perche non trovin pace
     Amor le angosce mie
     Fiero porgi quell’armi, e non in vano
     A quella man, perch’emula de gli occhi
     Dentro a l’anima mia saette scocchi.


MAD. XXV.


P
Erche più grave sia

L’interna doglia mia tù pur vuoi fiera
     Mia leggiadra Guerriera,
     Ch’io taccia, il nome tuo, che ’l mio dolore
     Chiuda sempre nel core.
     Io soffro, e taccio sì. ma che poss’io
     Se la doglia discopre il volto mio?
     E ’l pianto non sò come
     Forma Silvia cadendo il tuo bel nome.


SO-