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Tal ancor solèa Chirone
     Al Garzone,
     Ch’ei nudriva aguzzar l’ira
     Nel cantar d’alme feroci
     Pugne atroci
     Al guerrier suon di sua lira.
Febo hor tù, che d’ogni canto
     Porti il vanto:
     Come ’l suon de la tua Cetra
     Al mio amor, à la mia fede,
     (Ahi) mercede
     Per pietade non impetra?


SONETTO LV.


A
Rdo, e son fatta miserabil segno

E ben se l’ vede Amor d’ogni suo strale;
     Nè schermo io trovo al mio martir fatale
     (Lassa) e prego non valmi arte, od ingegno.
Dentro un bel viso à cui solo m’attegno
     Veggio le fiamme, ond’ei quest’alma assale;
     E s’io chieggio conforto à sì gran male
     In vece di pietade accendo sdegno;
E ’l duol, che ’ntenerir potrebbe i sassi,
     E l’amaro mio pianto han per mercede
     Nove lagrime sol, novo tormento;
E per maggior mio mal misera i’ sento,
     Che per girsen’ à lui, ch’à me non crede
     L’infiammato mio cor sù l’ale stassi.


SONETTO LVI.


T
Irsi à Filli dicea, Filli ben mio

Vedrassi prima senza raggi il Sole,
     Privo Maggio di rose, e di viole,
     Ch’io ti ponga vivendo unquà in oblìo.


Ed