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     Poiche pur veggio tormi
     Da un’acerba partita
     Il mio ben, la mia vita;
     Ma che parl’io di ritrovar accenti
     Conformi à miei tormenti?
     Ahi, che sì grave io sento il mio duol farsi,
     Che tempo è di morir, non di lagnarsi.


MAD. XXII.


O
Ciel deh per pietà dammi tanti occhi

Quante hai tù chiare stelle
     Si che l’aspro dolor, che ’l cor mi svelle
     Per la dura partita
     In pianto almen trabocchi.
     Ma dove (ohime) poich’io son tutta ardore
     Havrò in mio scampo lagrimoso humore?
     O dolente mia vita
     Com’ogni nostro ben ratto se n’ fugge.
     Non m’ancide il dolor, e non mi strugge
     L’incendio, e non mi porge il pianto aìta.


MAD. XXIII.


N
On è gran Mago Amore,

Se da un bel volto candido, e vermiglio
     Tragge di morte un languido pallore?
     Se da ridente ciglio
     Move talhor per gioco
     Pena, ch’ancide un core?
     Se da la neve il foco,
     Se da tranquillo mar fiere procelle
     Desta, e la pioggia da serene Stelle?


All-