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Ma forse (ohime) sarei
Men securo in tal guisa; che costei
Mi struggerebbe con l’ardente sguardo;
Dov’hor s’io ardo non mi struggo almeno,
Che vitale è l’ardor, ch’io chiudo in seno.
MAD. XV.
La neve in liquid’onde
Per sua natura distillar si suole.
Io (lassa) quando il mio bel Sol s’asconde
Verso da gli occhi tanto
Humor, che tutta mi distillo in pianto.
Sestina I.
E sorgerà dal Mar Febo la sera,
E fiori produrran le secche piante,
Ed Echo sarà muta à gli altrui versi,
Che la nemica mia contraria sorte
Resti un dì sol di tormentarmi il core.
Nè fia mai, che la fiamma del mio core
Tempri di quell’altier la fredda neve.
Piangerò dunque (ahi dispietata sorte)
Da un’alba à l’altra, e d’una à l’altra sera;
E con gli afflitti miei ruvidi versi
Andrò noiando e Fere, e Sassi, e Piante.
Tante frondi non son per queste piante
Quant’io porto saette affisse al core;
Nè fede può, nè servitù, nè versi,
Nè l’arder (lassa) à la più algente neve,
Nè ’l vedermi languir mattino, e sera
Far, che’ei muti pensiero, io cangi sorte.
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