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Quanti braman d’haver quà giù grandezze,
Quanti cercando van Mitre, e tesori,
Quanti di Signorie braman gli honori,
Nè san là dove sien ferme ricchezze.
Non argento, non or, non gemme, od ostro,
Non gli alti tetti, non le travi aurate
Fanno i Principi veri. ah più pregiate
Convengon doti in questo basso chiostro.
Principe è quei, che generoso affetto
Sempre ha nel cor; che sol lo sguardo porge
Là vè stuol pellegrin d’ingegni scorge,
Che sol d’alma virtù s’adorna il petto.
Principe è quei cui crudeltate, ò sdegno,
O vana ambizion l’alma non punge,
Che da i morsi del Volgo se n’ va lunge
Non per timor, ma per sublime ingegno.
Tal è Cinthio splendor del Vaticano,
Che sotto i piè d’avverso Fato hor tiene;
Onde non hà più d’oltraggiarlo spene
L’empio, di cui rende ogni studio vano.
E ben dimostra il tuo canoro stile
Chiabrera illustre, che d’ogn’altro il pregio
Si lascia à dietro questo spirto egregio
Solo a se stesso di bontà simile.
Suo valor, e tua Musa hor tanto accenda
Ogni alma, che s’eterna al Mondo brama
Per singolar virtù candida fama
Sol da sì degno Heroe l’essempio prenda.
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