A cantar i begli occhi, il seno, e ’l volto
Di lei, che dolcemente il cor m’hà tolto;
E quando i versi miei
Non sien cari ad altrui
Sò che son cari à lei, che amata m’ama.
Ma ’l tempo fugge, e vola, ed io quì tardo
Mentre ’l sereno sguardo
Di quegli honesti, e graziosi lumi
Agognano questi occhi;
Questi occhi (ohime,) ch’altr’esca al cor non danno.
A te dunque ne vegno,
Vita de l’alma mia, spirto del core,
Vaga mia Pastorella;
E di mia fede, e di mi’ amore in segno
Ti porterò nel proprio nido ancora
Due tortorelle, ch’io
A la madre involai,
Mentr’ella à i cari figli
Già vicini à spiegar il primo volo
Cercava intenta il desiato cibo.
T’arrecherò con quelle
Tessuta di mia man picciola cesta
Di marine cocchiglie tutta piena.
Dunque m’invio con frettoloso passo
A mirar quel bel viso,
Trà le rose, e i ligustri hoggi del quale
Amor quasi in sua fede
Soggiorna, e seco l’alma, e la mia fede.