E s’adorna per te di fronde il bosco.
Cantan per te gli augelli,
Per te lascia ’l timor la lepre vile,
Ed ogn’altro negletto,
Inerme animaletto.
L’ira lascia il Leon, e ’l Serpe il tosco.
Quei che viveano per le grotte alpestri
Ignudi, e senza legge; e con le belve
Prendean commune e la bevanda, e ’l cibo,
Per te lasciaro quella prima vita
Fiera non men che roza,
E purgata la mente
Dal tuo divino raggio
Impararo a trattar le lane, e i lini,
Ed a conoscer qual la terra amasse
Coltura, e seme; e come amasser tutti
Gli Arbori nutrimento, ò innesto; e come
Vita poteano haver le piante humili.
Fatti più saggi poi, le intente luci
Rivolser desiosi à l’alte sfere,
Dove i quattro minori
Aggiunti à’ sei maggiori
Orbi celesti penetraro à pieno,
Che van la terra circondando intorno,
Mentre, che l’Asse, e i Poli
Sempre immobili stanno.
Sepper, chel’Orizonte
Pone termine, e fine à gli occhi nostri
Partendo à mezo i Cieli.
Vider la fascia obliqua,
Che cinge ogn’altro Cielo
D’animali ripiena;