Quì le saette tutte
Il dispietato hà poste;
Nè contento di questo:
Nel cor, nel sangue, e ne le fibre hà posto
Il suo velen viè più di quel possente,
Che da la spuma del tartareo Cane
Già nacque al mondo; e perche ogn’hor i colpi
Senta di morte, non m’uccide. ah s’egli
M’havesse una sol parte
Di questo corpo infetta,
Io con tagliente ferro
Farei di crudel colpo atto pietoso;
Ma perche vana sia
Ogni cura mortale
L’interne parti avvelenate io porto.
Pien di finta humiltade,
E d’inganni veraci
Le saette celando, e l’empie faci,
Supplichevole in atto
A me comparve da principio Amore,
E quasi lagrimando albergo chiese;
Hor chi di se medesmo esser potèa
Custode tanto vigilante, e scaltro,
Che non fosse da lui restato colto,
E volontario non havesse offerto
Ad un fanciullo supplicante albergo?
E qual saria Nocchier cotanto esperto
Ch’al più dolce soffiar d’aura benigna,
Al più tranquillo Mare ei non credesse
Da la riva sciogliendo
Il suo concavo Pino
Giunger securo al desiato porto?