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SONETTO XI.
Nov’Idra è fatta, à cui ragione ardita
Quasi Alcide levar brama la vita;
Ma ’n van le move l’honorata guerra;
Perche s’ella pugnando un capo atterra
Sette n’acquista ogni mortal ferita:
Siche ’n virtù de la pietosa aita
Più dispietate forze in me disserra.
Hor chi sarà, che ’l mio dolor conforte,
Se questa è più di quella empia, e possente,
Che di tosco mortal viveasi in Lerna?
Quella hebbe ne l’incendio al fin la morte;
E questa (ahi lassa) nel mio foco ardente
Vive, e si fà ne le mie fiamme eterna.
SONETTO XII.
Quando l’Anima mia d’amor ardesti
A che novo Prometeo al Sol togliesti
Le purissime sue fiamme immortali?
Perche sia degno il volo erger dè l’ali
Altri à rischi di morte manifesti?
O come fatti son gravi, e molesti
Gli ardori, ch’io credei dolci, e vitali.
Colpa tua gli credei; poiche giurando
Mi promettesti pace. hor veggio à pieno,
Che ’n troppo alto desir fia, ch’i’ mi stempre.
Ah se ’l foco io non mostro lagrimando
(Benche m’affidi tù) copriral sempre
Cenere di silentio entr’al mio seno.
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