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Come n’apporte il Sole, e notte, e giorno
     Per tè sì chiaro avvien, c’hoggi si miri,
     Che n’hà Roma, ed Atene invidia, e scorno.


Risposta.

SONETTO CLXXX.


Q
Ualhora per sottrar la mente grave

A gravi studi, il tuo pensiero intende
     A l’alma Clìo, chi più di te risplende,
     O qual è più di tè nel dir soave?
Se d’amor canti hai d’ogni cor la chiave,
     E ’l marmo intenerisce, e ’l gielo incende
     Lo stil, che sovr’ogn’altro il volo stende,
     E de l’invido oblìo tema non have.
S’alcuno poi di tue gran lodi honori,
     Fuor del sepolcro il traggi; e frà più degni
     Del tempo ingiurioso i colpi schiva;
Se premio al ben, se dai pena à gli errori,
     Il viver, e ’l morir giusto n’insegni
     Hor chi per fama a tanto pregio arriva?


Del molto Illustre Sig.

CONTE RIDOLFO CAMPEGGI.

SONETTO CLXXXI.


D
E la vera beltà, che l’alma veste

Di gloriosa gioia, alto splendore
     Donna in voi luce sì, che se d’amore
     Ferite un seno e quell’amor celeste.
Ma s’ancora il desìo spazia trà queste
     Sensibili vaghezze; amante il core
     Gode un bel volto, anzi un soàue ardore,
     Che ’ncende sì, ma son le fiamme honeste.


Doppia