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Ma s’ella tanto con lo stile adorno
     Hà forza; in me col suo valor accenda
     Foco; onde gloria ne sfavilli intorno.
Per lei mio carme à nobil fama ascenda
     Chiabrera illustre; ed avverrà, che un giorno
     Degno cambio di rime anch’io ti renda.


DEL SIG. VINCENZO PITTI.

SONETTO CLXXIII.


G
Ià non poss’io da lunge il bell’aspetto

Soffrir de la bellissima Isabella;
     Nè le parole dolci, e i gesti, ond’ella
     D’amor avampa à mille, e mille il petto
Gentil mio Fabio, hor come dunque aspetto
     Regger dapresso mai vista sì bella?
     Come dapresso udrò quella favella
     Far dono à me d’alcun leggiadro detto?
Cert’io non prenderò cotanto ardire
     Se già tua cortesia non violenta
     Gli occhi, e le orecchie mie, ne vuol, ch’i’ arda.
Ah che dich’io? anzi pur vuò venire
     Per tanto honor. se da me ben si guarda
     Ben è giusto, che d’arder io consenta.


Risposta.

SONETTO CLXXIV.


S
E pur è ver, che sfavillando fuori

Escan de gli occhi miei fiamme cocenti;
     E, ch’io da lunge folgorando aventi
     Sguardi amorosi, ond’ardo, e struggo i cori.


Già