Spietato Arcier fù solo
Tormento, e duolo, e morte; e, ch’altro puoi
Donar fabro d’insidie à’ servi tuoi?
Il premio, c’huom riceve
De la sua greve doglia nel tuo Regno,
Regno solo d’inganni
E di saper, che la sua pura fede
Non habbia mai mercede.
Sotto al tuo giogo indegno
Traggonsi inutilmente i mesi, e gli anni
In così gravi affanni,
Che ’mpossibil sarà, ch’io gli descriva.
L’huom va di riva in riva
Accusando le stelle
Empie, e rubelle; e ’ntanto i sordi venti
Se ne portan per l’aere i mesti accenti.
Amor chiunque disse,
Chiunque scrisse, che del grembo uscisti
De la confusa mole
Fù saggio in tutto, e disse à pieno il vero;
Poscia, che nel tuo ’mpero
Pensier confusi, e tristi
Reggon l’amante, ond’ei s’afflige, e duole.
Altro ne le tue Scole,
Che una confusion d’amare doglie
Non s’impara, ò raccoglie.
Ne le confuse pene
Confusa viene ogn’alma; e dove sei
Empiamente confondi Huomini, e Dei.
Taci Canzon, ch’ogn’un per se conosce,
Ch’à gli affanni, à le angosce,
Ad ogni estrema sorte,