Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
196 |
AL SIG. IACOPO CALDERONE
GOUDANO
Ingegnero dell’essercito in Italia per S.M.Catol.
e Pittor Eccellentissimo.
SONETTO CLXX.
Cotanto à me simil buon Fabro i’ veggio
(O meraviglia) che non ben m’avveggio
Qual di noi dè chiamarsi ò finta, ò vera.
Hor tua mercè la Parca iniqua, e fiera
Vinco, non pur col suo poter guerreggio.
Se due volte huom non muor null’altro chieggio,
Ch’i’ non pavento horror d’ultima sera.
Sì potessi d’Apollo usando l’arte
Pinger la tua virtù con le mie rime
Vincend’io Saffo, se tù vinci Apelle;
Ch’alhor pennelli, e versi, e tele, e carte
Spiegando per lo Ciel volo sublime
D’eterna invidia infiammerian le stelle.
CANZ. VI.
Che ’n tanto affanno m’hai tenuta avvolta.
Da la Ragion guerriera
Dopo lungo contrasto in fuga spinto
Al fin sei stato, e vinto.
Son da i lacci disciolta,
Che mi trassero un tempo prigioniera.
La ’ngiusta mano, e fiera
Di te non regge di mia vita il freno.
L’amaro tuo veleno,
Ond’hebbi ’l cor’ infetto
Sgombro |