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In premio al fin de’ miei gravi dolori
Mi porge lieta. (ahi scaltra Pastorella)
Ecco i’ la bacio, ed ella,
Che ’n bocca asconde l’amorose Faci
M’incende l’alma co’ suoi dolci baci.
MADR. CXXIII.
Quand’entro al gentil seno
Di pura neve pieno
Volò de la mia Dèa
Per mitigar l’ardore;
Ma tutto ’l foco ivi trovò d’Amore.
Fiero, e mendace scampo.
Così tocca dal Sol Nube talhora
Humida splende fuora,
E gravida nel sen rinchiude il lampo.
SONETTO CLVIII.
Dunque com’esser può, che non vi doglia,
Che l’inferma per voi mia frale spoglia
Nel centro del dolor s’affliga, e stempre?
Ah pur novella crudeltà mai sempre
Del mio grave martir l’alma v’invoglia.
Deh sgombri il rìo pensier, che ’l cor m’addoglia
Amore, ò pur col mio dolce il contempre.
Com’è quel molle sen duro cotanto,
Che no ’l punga pietà del mio gran male;
Qual macigno ’l difende, ò qual diaspro?
Ma spero, che ’n vendetta del mio pianto
Lo piagherà, bench’ei sia fero, ed aspro
D’amaro pentimento acuto strale.
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