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Anch’io di tua virtù gli almi tesori
     Scorgendo intenta, onde l’oblìo dispregi,
     L’oblìo tomba nemica à i fatti egregi
     Dubbia son di qual prìa mio stile honori.
Ma tuo nome immortal non basta solo
     Pirro, che qual Piropo à noi risplendi
     A rischiarar mie tenebrose note?
Deh mentre spieghi glorioso volo
     Saggio guerriero, ed à le sfere ascendi
     Miei carmi affigi à quell’eterne rote.


AL SERENIS. FERDINANDO MEDICI

Gran Duca di Toscana.


SONETTO CXLIII.


H
Or poi che note sì soàvi, e scorte

Con celeste armonìa fiedono i venti
     Di tanti, c’hoggi à celebrarti intenti
     Han di cantar la tua grandezza in sorte,
Volino pur da tali ingegni scorte
     Tue chiare lodi à le più strane genti
     O gran Fernando, anzi à le sfere ardenti
     Vincitrici del Tempo, e de la Morte;
Che forse in tanto fia, c’humil cornice
     Canti quella virtù sublime, quella
     Virtù, ch’è del tu’honor la base antica;
Nè biasmo fia; che spesso herba infelice
     Tra’ fior si scorge, e presso ad empia stella
     N’appar sovente fida stella amica.


SONETTO CXLIV.


A
Rsi molt’anni; e per cangiar di loco

Non s’estinse giamai l’ardor cocente;


Ond’io