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O trè volte, e più felice
     Tè, cui lice
     Vagheggiar l’almo sembiante,
     E baciarlo, mentre in vano
     Quasi insano
     Verso (ohime) lagrime tante.
Freddo spirto (ah) sì beato
     Nel tuo stato
     Senza gielo non saresti,
     Che sarian que’ rai lucenti
     Sì possenti,
     Che d’amor meco arderesti.


SONETTO CXLI.


S
I dolce è ’l guardo, che ’l mio core invesca,

Ch’ogni amaro martir mi sembra un gioco;
E bramo sol,che ’l mio vivace foco
     Per nutrimento suo non prend’altr’esca;
Nè fia giamai che ’l sospirar m’incresca,
     Anzi pur mi fia caro il tempo, e ’l loco
     Là vè prim’arsi; e se l’incendio è poco
     Leghimi Amor sì, ch’io di man non gli esca.
Mì leghi, e ’n me col suo dorato strale
     Raddoppi il colpo; e l’amorose pene,
     Che tanto lieta io son, quant’ei m’assale.
Come à lui piace ogni mia voglia affrene;
     Pascasi del mio duolo; à me non cale;
     Che dolce è ’l mal, se da un bel viso viene.


Cap. II. con ogni terzo verso del Petrarca.


D’
Amor, di lui, che ’l cor mi strugge, e sface

Doler mi voglio con pietosi accenti
     Hor che ’l Cielo, e la Terra, e ’l vento tace.


Alato