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SONETTO CXXXIX.


S’
Infinito gioir mal chiude un core

Spirto gentil come ’l tuo canto dice;
     S’alcun è pur, ch’amando sia felice
     Solo versi per gli occhi il piacer fuore.
Di spiegar lagrimando il suo dolore
     Al vero Amante, al saggio Amante lice;
     Male dolcezze palesar disdice.
     Di silenzio, e di fede amico è Amore.
Tù che bel volto amando agghiacci, ed ardi
     Sai, che le gioie sue celar pur brama
     Ei, che n’accende al cor’ alto desire.
Scopran gli interni affetti i puri sguardi.
     Tacendo goda chi ben serve, ed ama.
     Che chi non sà tacer non sà gioire.


MAD. XCI.


D
A la Madre fuggito

Per albergo pigliasti
     Amor questo mio petto,
     E ’n premio l’hai crudele arso, e ferito.
     Hor trova altro ricetto,
     O ti mostra à miei danni men possente,
     Se pur vuoi, ch’io t’alberghi eternamente.


MAD. XCII.


C
Erca Venere il figlio,

Io l’ascondo nel core.
     Hor chi mi da consiglio?
     Ch’io no’l palesi mi comanda Amore
     Sotto pena severa,
     E minaccia la Dèa crudele, e fiera
     A chi non lo discopre aspro dolore.
     Dunque chi mi conforta
     Se ’l tacer, e ’l parlar danno m’apporta?


L               SON.