Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
153 |
Parolette vezzose,
Parolette amorose,
Del mio bel Sol dunqu’io vi fuggo, poi
Ch’ad uccidermi bastan gli occhi suoi.
MADR. LXXXII.
Più fredda, e più gelata di costei,
Che mi fà tanta guerra,
Come accende, & infiamma,
E gli huomini, e gli Dei;
E de l’ardor in lei
Non si vede giamai picciola dramma?
Così permette il Cielo
Foco per avamparmi uscir del gielo.
MAD. LXXXIII.
Al bel collo sospeso
Vago ornamento, che le addìta l’hore;
Industre, e ricco sì, ma inutil peso.
S’ella non ha pietà del mio dolore,
S’ella il mio duol non crede
A che misura ’l tempo? hor non s’avede,
Che mentr’ella mi sprezza
Fugge con l’hore ancor la sua bellezza?
MAD. LXXXIIII.
Ne’ vostri vivi soli,
Un non sò che rapisco,
Che par, che mi consoli,
E sì m’alletta del piacer la spene,
Che ogn’hor tento, ed ardisco
Di goder questo bene.
Ma |