Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
3 |
SONETTO IIII.
Povero scaturir d’alpestre vena
Sì, che temprar pon le sue stille à pena
Di stanco Peregrin la sete ardente
Ricco di pioggia poi farsi repente
Superbo sì, che nulla il corso affrena
Di lui, che ’mperioso il tutto mena
Ampio tributo à l’Ocean possente;
Tal da principio havea debil possanza
A danno mio questo tiranno Amore,
E chiese in van de’ miei pensier la palma.
Hora sovra ’l mio cor tanto s’avanza,
Che rapido ne porta il suo furore
A morte il Senso, e la Ragione, e l’Alma.
SONETTO V.
Al lampeggiar di due luci serene
La nave del desio carca di spene
Sciolse ’l mio cor da l’amorose sponde;
Quando ’l raggio benigno ecco s’asconde,
E spumoso fremendo il Mar diviene,
Ed hor al Cielo, hor a le negre arene
Del profondo sentier ne portan l’onde;
Cresce la tempestosa empia procella:
Tal che la tema è viè maggior de l’arte,
E vince ogni saper Fortuna avversa.
Così tra duri scogli in ogni parte
Spezzata la mia debil Navicella
Ne gli Abissi del duol cadde sommersa.
A 2 So- |