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MAD. LXI.


D’
Un’amoroso foco

Arsi quand’io ti vidi ò bella Nisa,
     E cresce in me l’incendio à poco, à poco
     In quell’istessa guisa,
     Che’n te cresce bellezza, e leggiadria.
     Adunque ò Nisa mia
     Non crescer più in beltà, s’al fin non vuoi
     Cenere farmi innanzi à gli occhi tuoi.


MAD. LXII.


S
Tandomi à piè d’un’Orno

Vidi la bella mia leggiadra Clori
     In un prato di fiori,
     Che per farsene adorno
     E l’aureo crine, e ’l delicato seno
     N’havèa già ’l grembo pieno;
     Ma dir già non saprei
     Se la mano di lei più ne toglièa,
     O se ’l piè vago più ne producèa.


MAD. LXIII.


L
Ungo un fiorito colle.

Io me ne gìa cantando,
     E lieta (ò mia sciocchezza)
     Godèa di questa mia frale bellezza;
     Quando frà l’herba molle
     Vidi languir un fiore
     Privo del suo vital gradito humore;
     E conobbi, che tale
     Era beltà mortale.


All’-