Pagina:Rime (Andreini).djvu/142

130

     Perche ’l vostro bel volto, e ’l desir mio
     Vivesse eterno ne’ miei dolci versi;
Ma ben s’intepidì l’ardor repente,
     Anzi si fèo tutto dì ghiaccio il core,
     Quand’io m’accorsi pur del vostro orgoglio.
O più che bella altera à voi mi toglio.
     S’altri fia mai, che v’ami habbiate in mente,
     Ch’odio diventa disprezzato amore.


SONETTO CXII.


N
El bel, che ’n te mostrommi il Ciel fondai

Qual Pianta le radici del cor mio,
     E l’amoroso in me crebbe desìo
     Mentre lieta di speme io verdeggiai.
Da terra quindi al Ciel poggiar pensai,
     Ma di tua crudeltà vent’aspro, e rìo
     Seccò le frondi, e svelse l’arbor, ch’io
     Non vidi poscia rinverdir giamai;
E poi che per fiorir non haveàn loco
     Di novo ancor de la mia pianta i rami
     Al mio folle desìo troncai le piume.
Sarà chi senza speme, e serva, ed ami?
     Chi vide mai senz’onda correr fiume,
     O pur senz’esca mantenersi il foco?


Al Christianiss. Rè di Francia

HENRICO QUARTO.


SONETTO CXIII.


S’
Avverrà mai, che di tamburi, e d’armi

Rumor non s’oda, ò di guerrier tormento,
     Nè la bellica tromba animi il vento,
     E Marte contra te d’ira non s’armi


Gran