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CANZONE QUARTA



Che ciascuno vuole la misura in altrui,
operando il contrario in se.
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     L’esser non giusto move,
Secondo il mio parvente,
L’ôm, ch’è giusto, sovente,
Per non poter covrir, a dir sua doglia2.
Cose dir credo nove3
Della comune gente4.
Com’è giusto nïente5:
Ma soddisfar volendo alla mia voglia
Distrugga iddio lo principe odïoso,
Lo medïan, ch'è d’agguaglianza fore6,
Et lo minor, ch’à core7
Senza poter, pien di superbia tutto;
E ’n questi gradi ciascun sia conchiuso8 (sic),
Per comperazïone a se maggiore9
Simile del minore
Sicchè del fior chi merita aggia il frutto10.


3