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XXVII


la sentenza che dove l’uom parla di se è quasi sempre eloquente. Quivi conobbe veramente l’efficace conforto degli studj nelle sventure, e la riverenza benevola che ne procacciano presso le nazioni civili; e quanto con essi, dovunque l’uomo sia balzato dalla fortuna, possa giovarsi alla patria: poiché, mercè loro, entrato nella grazia e nell1 amicizia de’ valentuomini francesi potè con parziali agevolezze aver adito in tutte le biblioteche di quella generosa e coltissima nazione; alla quale anch’egli mostrò non esser degna di servitù questa gloriosa madre Italia, d’ogni alta cosa risuscitatrice e maestra, e quanto era degno di onore chi non antepose un ozio tranquillo a libertà faticosa. Quivi ripigliò con tenace amore i suoi studj sopra la divina Comedia: ne lesse tutti i codici, ne trascrisse