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VI.


     Io fui già capra, bench’or otre sia,
E veggiomi da capre dispettato,
Ch’hanno di vizi sì ’l cuoio intaccato,
Ch’otre non n’uscirà, ch’utile sia

     Danza nel bestiai ballo asineria,
Che non discerne virtù da peccato;
L’asin, che ha maggi orecchi, è sublimato,
E la canaglia gli dà la balìa.

     Bruti animali agli altri fanno torto,
Perchè son tanti in numero e ’n grandezza,
Che e’ pochi prender non posson conforto.

     Provvedi Iddio, che se’ verace altezza,
Sicchè il razional, che vive morto,
Non venga meno in tal vivendo asprezza.