Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
170 |
VI.
Io fui già capra, bench’or otre sia,
E veggiomi da capre dispettato,
Ch’hanno di vizi sì ’l cuoio intaccato,
Ch’otre non n’uscirà, ch’utile sia
Danza nel bestial ballo asineria,
Che non discerne virtù da peccato;
L’asin, che ha maggi orecchi, è sublimato,
E la canaglia gli dà la balìa.
Bruti animali agli altri fanno torto,
Perchè son tanti in numero e ’n grandezza,
Che e’ pochi prender non posson conforto.
Provvedi Iddio, che se’ verace altezza,
Sicchè il razional, che vive morto,
Non venga meno in tal vivendo asprezza.