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76 | ii - i rimatori lucchesi |
IV
L’innamorata arde d’amore e prega l’amante, se ha intenzione
di continuare nella sua fierezza, di volerla piuttosto uccidere.
Tal è la fiamma e ’l foco
là ’nd’eo incendo e coco, — o dolze meo sire,
che ismarrire — mi fate lo core e la mente.
Ismarrire mi fate la mente e lo core,
5si che tutta per voi mi distruggo e disfaccio,
cosi come si sface la rosa e lo fiore
quando la sovragiunge fredura né ghiaccio.
Cosi son presa al laccio
per la stranianza nostra imprumera,
10come la fera — amorosa di tutta la gente.
Tant’è ’l foco e la fiamma, che ’l meo core abonda,
che non credo che mai si potesse astutare;
e non è nullo membro, che no mi si confonda,
e non vegio per arte ove possa campare,
15com’quel che cade al mare,
che non ha sostegno né ritenenza
per la ’ncrescenza — de l’onda, che vede frangente.
Se mi séte si fero com’parete in vista
e noioso secondo la ria dimostranza,
20ancidetimi adesso ch’eo vivo più trista
che quand’eo fosse morta; tant’ho grande dottanza!
Se la bona speranza,
ch’eo agio di voi mi rinfrangesse,
s’eo m’ancidesse, — serestene poi penetente.
25Io non v’oso guardare né ’n viso né ’n ciera
né mostrarvi sembianti, come fare solia,
che mi faite una vista mortale e crudera,
com’eo fosse di voi nemica giudia.
Ed esser non dovria
30perch’io ci colpasse; che la casione
de l’ofensione — non fue che montasse niente.