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i - bonagiunta orbicciani | 59 |
e ’nanti non andasse
né ritornasse — contra suo volere.
Volere agio e speranza d’avanzare
lo meo cominciamento
45per tal convento — ch’eo voi sia in piacere.
E ben volesse a reto ritornare,
contra lo meo talento,
né valimento — n’agio né podere.
Cosi mi fere — l’amor, che m’ha priso
50del vostro viso — gente e amoroso,
per cui vivo gioioso,
e disioso — si ch’eo moro amando!
E ciò ch’eo dico nullo dir m’è aviso,
si m’ha conquiso — e fatto pauroso
55l’amore, ch’agio ascoso,
più ch’eo non oso — dire a voi, parlando.
VII
Dopo aver parlato della lotta, che combatte per la sua donna
disserta sul ben fare e sulla follia.
Sperando lungamente in acrescenza
trar contendenza — d’alto signoragio,
che mi dà tal coragio
ch’ogn’altr’om i’ ne credo sovrastare,
5di ben servir mi dona caunoscenza,
che da ubidenza — nat’è per lignagio.
E non è alcun paragio,
che a l’ubidir si possa asimigliare,
però che fa Tom fin preso aquistare
10e ’navanzare, e nascende onoranza
e ricca nominanza.
Servire e ubidenza
vegnon da cognoscenza;