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12 i - i rimatori pistoiesi



     Poi sento ch’ogni tutto da Dio tegno,
non veggio offensa, ch’om possa mendare,
ché alma e corpo e tutto mio sostegno
mi die’ per lui servendo fòr mancare.
5 Ed eo contr’esso deservendo veglio,
di che non saccio u’lui deggia pagare:
aldo mi drá misericordia regno,
perché lo credo noi posso avisare.
     Però che pur Dio è somma iustizia,
10misericordia contra me par sia,
ch’omè opra ver’me salute nente.
     Ditelmi saggio, e poi de lor divizia,
chi tene inseme Dio per sua balia
assettata ciascuna e ’n sé piacente.


IV

Al medesimo

Sul medesimo argomento.

Onesto e savio religioso frate Guittone, lo Meo Abracciavacca, ch’è vostro, vi si racomanda.

Se veritá cannoscenza sostene e bono amore, con vene che ogni fine elezione da canoscenza mova ed amore lo confermi. Dunque, se, per vera dimostranza di bono, sento me apriso d’amore, e poi diletto disiando servir e veder voi, non meraviglio, ma laudo, conoscendo ciò ch’amare ed elegere si dee in está parte, e purificando e sanando. Amore, non in ozio, ma in continua operazione regna. E quinde intendo vostra benignitá, sovenendo e svegliando me, ne la grave e fortunosa aversitade, in gioia alcuna, di che fue alquanto brunita la ruginosa mia intenzione. Ora sperando sanare la mente in veritá, mò vo’ dimando risposta di fina sentenzia di ciò ch’i’ ho dubbio, mandandolovi dichiarando per lo sonetto di sotto scritto. Consimil è la lettera e ’l sonetto a l’autro in sentenzia, ma non in voce.