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vii - bacciarone di messer bacone 197

Farmi diritta dar possa sentenza
chi servito signor ha in sua magione,
s’è giusto, come comanda ragione;
60u, se ’l contraro di ciò il disforma,
e chi non dimorato loco forma,
di sua condizion have neiente;
ma tanto com’a voce de la gente,
che mante fiate del vero fa ’ntenza.
65Perché d’amor deo saver far saggio,
com’omo che del suo senti tormento,
d’ogne, dico, tristor è munimento;
colpi di toni quasi son soavi
a paraggio dei soi, tanto son gravi
70ed empi, non pensar porca ’l coraggio.
Nighettoso fa l’omo il suo defetto
a tutte oneste e profittabil cose,
ed a seguir l’enique ed odiose
prunto, ardito, viziato ’l corregge:
75cotal d’Amore è sua malvagia legge!
Ma assai che è da dosso me l’ho spento,
ed in tal guisa, in verità, che pento
lo suo mi turberea veder tragetto.
Non più triaca mi farà parere
8o veneno, e fino lo venen triaca,
che d’esto far di neun tempo vaca
ai denudati c’hano in lui gran fede.
Cotal decreto in sua corte possedè,
se i suoi, non gran fatt’è, falli cadere.
85Al passo ditt’ho che m’addusse forte,
di sua sentendo suggizione spersa,
e dico come fémi parer persa
qual aspra più e pungent’era ortica,
e come mi facea parer nemica
90cui di nomar mi piace tacer ora,
senza la qual de vita serea fora,
’brobbriosa sofferendo e crudel morte.