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194 | iii . i rimatori pisani |
che per lei aggio e sento:
forse mi darà ’bento,
ch’ara di me pietade;
70ched io per me non aggio tanto ardire
ch’eo li le faccia dire:
tant’aggio ismarrimento,
dubitanza e spavento
con gran diversitade,
75e le sue gran beltade
temo di riguardare,
per non voler mostrare
altrui mia volontade.
Se tua vertude, Amor, no mi n’aiuta,
80d’ogn’altra parte ho mia rason perduta.
V
In madonna è ogni bellezza e gentilezza, ed è onorato
chi ha fermezza in amar lei.
Similemente, — gente — criatura,
la portatura — pura — ed avenente
faite plagente — mente — per nrtura,
si che ’n altura — cura — vo’ la gente.
Ch’allor parvente — nente — altra figura
non ha fattura — dura — certamente:
però neente — sente — di ventura
chi sua pintura — scur’ha — no presente.
Tanto doblata — data — v’è bellessa
e adornessa — messa — con plagensa,
ch’ogn’ha che i’ pensa — sensa — permirata.
Però, amata — fata, — vo’ ’n altessa,
che la fermessa — d’essa — conoscenza
in sua sentenza — ben sa — onorata.