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vi - pucciandone martelli 191

che in nulla guisa, donna di valore,
a compimento contar lo poria
lingua che parli; tant’aggio abondanza,
servando amanza — ver’voi lealmente.
35Ben mi laudo d’Amor, che m’ha donato
voler cotanto altèro intendimento,
che m’ha di tale donna innamorato,
ched è somma di tutto piacimento.
Poi che si altamente m’ha locato,
40faccia che piaccia lo meo servimento
a quella ched in sua balia mi tene,
e la mia spene — v0aggio interamente.

III

Si lagna che madonna lo faccia tanto soffrire.

Signor senza pietanza, udit’ho dire,
deve tosto fallire
e vana divenir sua signoria.
Senza pietà, mia donna, siete e sire.
5Penser’ho di partire
me’ cor e mente da tale follia;
che solo v’ingegnate me schernire,
tempestar e languire
e tormentar mi faite nott’e dia.
10Talor mostranza faitemi ’n servire,
ma non potè granire,
si come fior che vento lo disvia.
L’albor e ’l vento siete veramente,
che faite ’l fior, potetelo granare,
15poi faitelo fallare
e vana divenir la mia speranza.
Deo vi lassi trovar miglior servente
e me signor che faccia meritare,
che tropp’è greve amare
20lo mio, se per servir ho malenanza.