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iii - panuccio del bagno | 175 |
XV
Conforta un amico d'un grave dolore che lo affanna.
Dolendo, amico, di gravosa pena
d’affanno, il quale in te, aviso, regna,
dolor portando, il qual già non m’alena,
(u* doglia amico doler cosa è degna),
mia volontà m’ha somosso e mi mena
a dir cosa, conforto unde te vegna,
se già poro; e ’n ciò meo cor se pena
e si travaglia, perché ciò divegna.
Virtute, amico, di saggi’ om’più pare
affanno periglioso portar retto,
che allegrezza, u’ ciascun si contene.
Che non è vero pregio comportare
ciò che comportan tutti, ma star retto,
ov’ogn’om cade: tal’è pregio bene.
XVI
Dice ad un amico come già da tre anni sia servo d'amore,
e gli domanda consiglio.
Rapresentando a canoscenza vostra
meo doloroso mal, grave, diverso,
sono mosso, facendo vo’ alcun verso,
responsion volendo vi dia giostra,
a ciò che la vertù che ’n voi enchiostra,
mi dia consiglio in che dir vogli’ or verso,
che conobbi per vero bianco il perso,
per ingannevil fatta mi fu mostra.
Ciò fu sembianza ria, la qual vi mostra
il meo dir da diritto fu isperso,
unde diletto immaginai e postra
de la ’maginazion ebbi il rio verso,
ch’eo mi legai di sua potenza in chiostra,
somettendo mi’ arbitro, ann’è ben terso.