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170 iii - i rimatori pisani

se non poder mi manca,
ver’mia ragion sia manca.
25Rappresento ove servo
sommisi il meo potere,
non già per mia ignoranza,
uvi ’n cor sono e servo,
come cert’ho potere,
30seguir sua magn’oranza.
E per piager die porto
fo d’ella in me un deporto,
imaginandol pena
a darmi affanno ’n pena:
35’a così mortai passo
son là dovunqu’i’ passo.
Che poi chiaro nel viso
la mia conobbe essenza,
fu ver’me adesso centra,
40e in un’ora diviso
fui mai di gio’ e senza,
poi fu pena mi contra.
Tanto crudel fu’ punto
di dardo, il qual m’ha punto,
45che già alcun no di pare
fu si corno mi pare,
ch’ognora in morte vivo,
se par’voi più vivo.
Se dir vòle soccorso
50alcuno aver di porto,
u’ gioi’ potesse avere,
rispondo: — Si son corso,
che non venire a porto
per mio spero savere;
55ma se già avenire,
se ciò farmi venire
poria, volesse tale,
che m’ha condutto a tale,