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166 iii - i rimatori pisani

e sua virtù, son fatto un altro lei.
Vero è ch’ella non mei,
60perché può fare assai più ch’io non posso,
ha ciò ch’eo son commosso,
ov’ell’è sempre ’n sua magna virtute,
poiché mi die’ salute
del suo sentire, assai più che ’n dir mosso.
65Non mostro in dire quanto in cor mi posa
sua benvogllenza e suo caro penserò;
perciò che seria fero
poterlo a lingua alcun’si divisare,
che ’l cor non pò pensar tanto gran cosa:
70che quando a ciò pensar provando intende,
certo adesso ’l comprende
ismarimento che ’l fa svariare.
E se ’n sé vói tornare,
conven che solo stia tanto al sentire;
75e quel po’ sofTerire,
perché tal sentimento è virtuoso:
che ’l suo vero riposo
ha d’alegrezza in sé spiriti vivi,
li quai son si gradivi
80che fanno in tutto mio esser gioioso.
Va’, mia nova canzone,
tutto quanto conven non forse degna,
a quella in cui cor regna
quanto si sa di ben più divisare.
85E ’ntende a lei mostrare
come sua gran virtù, sua gran carezza
m’hanno dato fermezza
di sua amanza, che è senza aver pare.