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160 iii - i rimatori pisani

e più che meritare
è intra loro alcun che l’or vorria,
65però che la lor via
la fine e ’l primo e ’l mezzo è propio a male;
ed altri, s’è ’n fallanza,
tjreve sostegnon pena,
e chi lor guerra mena
70quant’a lor terra son siguri ’n tutto
e riprendon condutto
di ciò che volno in lor città, el quale
e le terre, che son tante perdute,
non già l’hanno volute
75difender, ma perdute sian lor piace,
e, divietato, han pace,
solo a confusion d’omin di parte.
E ciò fatt’hanno ad arte,
unde procederà in loro gran danno,
80che non sofferrà Dio si grande inganno.
Se mi distringe doglia,
non certo è meraviglia,
ma crudeltà somiglia
a cui non prende doglia e pena monta,
85veggendo che si ponta
alcuna parte in mal far quanto potè,
e quei che piena voglia
aviano ’n bene ovrare,
e tutto il lor pensare
90solamente era in ciò, sono a nente
per si smodata gente,
und’onni gioí’ per me son vane e vote,
che senio in tutto morta ora giustizia
ed avanzar malizia
95e ’l mal ben conculcare, somettendo
e montando e crescendo
islealtate, inganno e disragione,
di che mia ’menzione