Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/168

158 iii - i rimatori pisani

né senta ov’ha defetto
maggiormente non donque ov’ha ’frissione
105e corporale eterna confusione.

VII

Si lamenta delle prepotenze e ingiustizie che commetteva in Pisa
la parte che spadronegoiava al governo della cosa pubblica.

La dolorosa noia,
ch’aggio dentro al meo core,
che non mostri di fòre
non posso: tanto sostener m’avanza,
5montando malenanza
e soverchiando me da tutte parte,
poi che tra gente croia
(come non saggi, alpestri,
ch’aver degni capestri
10lor serian, distringendo come fere,
quale più son crudère),
dimorar mi convene e stare ’n parte,
e non solo dimor con loro usando,
ma mi convene stando
15sotto lor suggezion quasi che muto,
di che son dipartuto
d’ogni piacer, poi lor signoria venne:
e come ciò sostenne
venisse, u’ sosten regno, eo meraviglio
20Dio, poi comunità mis’ha’n disguiglio.
Mis’hanno in disguiglianza
ragione e conculcata
e per loro scalcata,
li lor seguendo pur propi misteri
25e i malvagi penseri
seguitando, non punto in lor ragione.