al SUO voler per lui i’ foi congiunto,
e sommisili arbitro e mia voglienza,
di lei servire accese, 25u’ conoscendo, mai non fallai punto;
or d’allegrezza m’ha tutto digiunto.
Fermato a perfezione a suo volere,
di me non forz’avendo,
in ardente mi mise coral foco; 30ma ciò mi porge, lasso! piú dolere,
per difetto sentendo
di conoscenza aver pene non poco;
ché poi mi mostrò, lasso, la sembianza
de la sua opinione, 35la quale, aviso, in lei tuttor regnava
di piacer contra, und’ho gran malenanza
in vita e confusione;
che ’l meo servir gradisse lei pensava,
or mortalmente conosco fallava. 40Fallando in conoscenza, in signoria
di morte sono ognora,
né morir posso e ’n morte ognora vivo.
E porge tal cagione in me si ria
pena, che fòr misora 45grav’è. Sembro aver vita sí pensivo,
per ch’io non parto già d’intenzione,
ché, se mi fusse danno
la morte, in vita solo un’or’ regnasse,
ma, tormentando, di vita ho cagione, 50e piú mi monta affanno
che s’a morte lo spirto mi mancasse,
e qual piú pregiudicio mi portasse.
La principal del meo dolor cagione
aggio costretto a dire 55ne la fine per piú dolor mostrare,
e dico piú mi dà confusione
d’ogni greve languire