Pagina:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu/160

150 iii - i rimatori pisani

e la morte m’assegna.
Mi fôra vita, in cor perché finita
70sería mia doglia e l’angosciosa vita.
     Mia canzon, or ti parte
e mostra ’l gran tormento, il qual eo sento,
avegna il compimento
non ho potuto dir quanto m’abonda;
75ché, sí com’è in mar l’onda,
no n’aggio posa, né d’alcun ben parte
a quella per cui son in sí rea parte.

IV

Si lagna delle pene in cui si trova per servire madonna.

     Poi contra voglia dir pena convene
a me, quasi dolendo
per soverchia montanza in cui sormonta,
ne la qual falso diletto mi tene,
5u’ mi mise vogliendo
l’anima un disio col cor congionta
di quella, in cui piacer era coverto,
quando parea più vero,
ch’amor cognosco di falso colore,
del qual m’ha priso, poi fumi proferto:
immaginandol clero
da lei, di conoscenza fui ’n errore,
perch’io l’elessi a mio proprio signore.
     Non conoscendo, falsezza stimando
15del piager, ma pur fiso
dell’alma imaginai il suo diletto,
e concedette amore in lei fermando,
d’ogn’intenzion diviso,
fui a sua signoria servo soggetto
20d’amore ’n atto, distretto ’n potenza:
di lei sua forma prese.